PROTESI ACUSTICA: attenzione al tappo di cerume .
1 Luglio 2022LINEA di RICKETTS e proporzione labbra.
1 Agosto 2022Ormai l’estate è arrivata, le spiagge – soprattutto nel weekend – sono gremite di gente, tra giovani e famiglie, e come ogni anno in molti torneranno a farsi la solita domanda: “Fare il bagno dopo mangiato fa male?“. Tra chi preferisce evitare aspettando dopo il pasto 2 o 3 ore prima di tuffarsi e chi non se ne preoccupa affatto passando ore e ore in acqua in qualunque momento della giornata, chi è che ha ragione?
La “sindrome da idrocuzione” per rapido ingresso in acqua fredda capace di indurre svenimento e annegamento ed è da sempre erroneamente attribuita al cibo.
Possiamo quindi andare in acqua dopo mangiato? Certo che si può! Per evitare riflesso vagale e idrocuzione la cosa importante è entrarci nel modo giusto.
Il falso mito del cibo nasce probabilmente dal fatto che tra i sintomi di esordio di idrocuzione vi è spesso dolore addominale, nausea e vomito. E ciò induce a pensare che il nocciolo del problema sia il pasto (tanto che alcuni la chiamano impropriamente anche “congestione alimentare”).
In realtà il problema non è il pasto, ma lo sbalzo termico improvviso tantochè l’idrocuzione può verificarsi anche a stomaco vuoto!
Una rapida immersione in acqua fredda può infatti causare l’iperattivazione di un nervo chiamato “nervo vago”: tale riflesso vagale oltre ai sintomi gastrici sopra descritti, provoca anche bradicardia (rallentamento cardiaco) e ipotensione e ciò può condurre alla perdita dei sensi in acqua.
Ma in cosa consiste una congestione? Si tratta di uno shock termico: uno sbalzo di temperatura corporea il quale determina la vasocostrizione periferica. Tra i sintomi si avverte un aumento del freddo, arrivano i brividi, rallenta il ritorno del sangue al cuore con una conseguente diminuzione della capacità propulsiva. I recettori interni all’organo cardiaco, avvertendo la difficoltà, attivano il nervo vago che causa una sincope vaso vagale (uno svenimento). Il rischio – se ciò avviene in acqua – è l’annegamento.
Il “riflesso vagale” è lo stesso che ci fa svenire in risposta anche ad altri tipi di stress: emozione, paura, caldo afoso, affollamento…
Cosa si può fare per scampare alla congestione? Evitare il rapido sbalzo termico. Non tuffarsi di getto ma immergersi lentamente facendo ambientare viso, braccia, gambe e bagnando a poco a poco anche la pancia. Non mangiare cibi troppo pesanti al mare: meglio un pranzo leggero per poi tornare a casa e fare una cena più sostanziosa.
Un pasto normale invece, un gelato, uno spuntino, non stressano molto il sistema digestivo e l’ingresso in acqua avverrà quasi come se foste a pancia vuota.
Ma al di là di pancia piena o pancia vuota, la cosa davvero importante per evitare tale spiacevole e pericoloso riflesso capace di rallentarci il battito, è entrare in acqua gradualmente bagnandosi un po’ per volta, in particolar modo se l’acqua è fredda o avete già in atto altri tipi di stress.